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Il più grande

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Dopo l’eliminazione dalla Champions, la sconfitta con la Juventus e soprattutto il pareggio con la Fiorentina, la stagione del Napoli sembrava fortemente compromessa. Una squadra quella azzurra che aveva fatto del bel gioco e di una media straordinaria di reti la sua arma vincente. Artefice di questo miracolo l’allenatore toscano di origini napoletane Maurizio Sarri. ritornando indietro nel tempo, almeno dell’era De Laurentiis, i precedenti colleghi Reja, Mazzarri e Benitez, avevano costruito lo stesso percorso. Il primo, Edoardo Reja detto Edy, aveva tirato fuori il Napoli dell’inferno della serie C. La squadra fallita e umiliata per motivi economici aveva per ben sei anni abbandonato la serie A. Solo grazie alla caparbietà del presidente Adl, grazie all’allenatore friulano, grazie ad un pubblico meraviglioso, il ritorno nella massima serie 207. Merito principale di tutto ciò un primis di Aurelio De Laurentiis come dicevo, che aveva raccolto i pezzi della squadra rifondandola tre anni prima; del pubblico partenopeo che anche nella categoria di serie C o successivamente quello di B, non aveva mai fatto mancare l’affetto alla squadra azzurra in casa e in trasferta. Lo stadio da sessantamila posti per incontri con squadre nemmeno capoluogo di provincia e soprattutto il primato di aver battezzato la TV a pagamento nella serie C italiana, cosa mai accaduta prima, fecero storia. Dopo Edy Reja, l’infausta guida di Roberto Donadoni, il testimone passa a Walter Mazzarri. L’allenatore dalla folta chioma, con un gioco imperniato sul 5-3-2, riporta il Napoli di nuovo in Coppa dei campioni, divenuta poi Champions League, grazie anche ad una serie di acquisti indovinati: Hsmsik, Lavezzi e Cavani su tutti. Mazzarri in Europa e in Italia si difese alla grande, vincendo con un contropiede micidiale e dimostrando che segnare al Napoli era un’impresa davvero difficile, per tutti. Importante ricordare il capitano Paolo Cannavaro in questo periodo che dalla serie C alla Champions League onorando quella fascia. Le cessione di Lavezzi prima, Cavani poi, entrambi al Paris Saint Germain, servirono ad acquistare calciatori motivati e di prestigio per garantire un buon livello di organico e il Napoli anche senza Mazzarri non mancò nei risultati. L’arrivo di Rafa Benitez, uno dei più quotati allenatori europei, servì a controbilanciare la cessione di Cavani con l’investimento su campioni del calibro di Pepe Reija dal Liverpool; José Maria Callejon, Raul Albiol e soprattutto Pipita Higuain, del Real Madrid. Il Napoli creò una compagine di tutto rispetto. Le cattive lingue pensarono a pensionati di lusso, invece i tre spagnoli e l’argentino, rinati a nuova vita a Napoli, nsieme a una squadra compatta e solida, un gioco armonioso e e bello portano il Napoli a risalire il ranking europeo di club calcistici posizionandolo tra le prime venti squadre d’Europa. Il Napoli di Benitez vince la Coppa Italia e la Supercoppa di lega solo che sulla sua strada incontra l’Empoli nel campionato 2015/2016 e riceve una lezione di calcio memorabile. Artefice di quel miracolo toscano l’allenatore Maurizio Sarri, anch’egli toscano macfi origini napoletane. Aurelio de Laurentiis quando termina il rapporto con Benitez, sceglie Maurizio Sarri alla guida del Napoli, ricevendo non poche critiche. I risultati, il gioco e soprattutto il carattere schietto e simpatico di Sarri, che bene si integra nella mentalità napoletana, pur senza grandi investimenti hanno riportato il Napoli ai vertici e soprattutto giocare il calcio più bello d’Europa e se lo dicono Mourinho, Klopp e soprattutto Guardiola c’è da scommettere che è così. Ieri il Napoli ha vinto 3 a 1 a Torino contro il Toro. Entrare nel merito dell’incontro non mi interessa se non che la solita mancanza di lucidità sotto rete ha evitato al Torino una sconfitta a due cifre in casa. Soffermare il proprio pensiero su quanto si era detto fino a venerdì del Napoli sembra invece giusto però. Dopo l’eliminazione dalla Champions, la sconfitta al San Paolo contro la Juventus e il pareggio con la Fiorentina, tutto era perso. La squadra stanca, la panchina corta, gli infortuni, l’allenatore testardo, il presidente avaro, il gioco bello ma poco concreto, la città è i suoi tifosi, come al solito illusi e delusi, soprattutto lo spettro di un fallimento annunciato “tanto è il Napoli” . Sicuramente aver caricato la partita contro la Juve da parte di stampa, TV è tifosi come se fosse la partita della vita è stato un errore. Dicevo ai tanti soloni del calcio con cui parlavo che un pareggio con la Juve sarebbe stato un buon risultato ma guai a dire queste cose prima dell’incontro con la vecchia signora, a Napoli si rischia il linciaggio. Se nel primo tempo la Juventus avesse chiuso tre a zero l’incontro non avremmo potuto recriminare su nulla. Una squadra quella bianconera, sorniona, cattiva, ma soprattutto micidiale in contropiede. Morale della favola se avessimo pareggiato con la Juve e forse battuto la Fiorentina con un pizzico di fortuna in più, oggi il Napoli avrebbe sei punti in più, in attesa del risultato di Bologna – Juventus. Speriamo che la lezione sia servita e che le distanze tra il Napoli e la Juve restino tali fino all’incontro di ritorno a Torino che affronteremo serenamente spero, senza farne la partita della vita. Speriamo soprattutto che si riconosca a Maurizio Sarri la lode dopo una vittoria e non si tolga la stima dopo una sconfitta. Una maggiore concretezza sotto per portare a casa il risultato potrebbe essere la chiave di volta, ma personalmente preferisco divertirmi e rischiare se l’obiettivo sará diventare campioni d’Italia ed essere ricordati con un calcio spettacolare che spesso non premia. Il Napoli di Sarri ieri ha vinto e convinto, l’Inter ha perso in casa contro l’Udinese, la Roma va vinto al 94° contro il Cagliari in casa. Queste dovrebbero essere le antagoniste degli azzurri? C’è solo una maglia che dobbiamo temere e tenere a debita distanza, quella bianconera e Sarri saprà come fare fino al 22 aprile 2018, poi scopriremo perché.

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