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Guelfi e Ghibellini parte II^

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Il Presidente Mattarella a nemmeno due ore dalla dichiarazione di dimissioni dall’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, chiede a Carlo Cottarelli, ex consulente del governo Letta per la Spending revew, soprattutto consulente del Fondo Monetario Internazionale, più una pletora di titoli, Presidente del consiglio. Il neo candidato a guidare il governo italiano detta le regole d’ingaggio: se ci sarà maggioranza si andrà avanti, se non ci sarà maggioranza, si accompagnerà il parlamento alla gestione ordinaria e soprattutto a una nuova legge elettorale. Lega e M5s faranno opposizione, così Fratelli d’Italia. Forza Italia e PD si asterranno, così come LeU. In pratica non ci sarà nemmeno un voto a favore del governo Cottarelli. Il Presidente Mattarella dopo essersi inventato questo nome per un governo tecnico comprende che presentare alle due Aule del Senato e della Camera dei deputati un governo senza nemmeno un voto a sostegno, sarebbe una figuraccia interplanetaria. Si muovono informalmente di nuovo i meccanismi di dialogo istituzionale, in particolare Fico presidente della Camera. Dopo un week end di ordinaria follia, la politica riprende la barra della serietà. Comincia di Maio, leader del M5s con una proposta “mettere di lato Paolo Savona e nominare Ministero dell’economia un uomo più vicino all’Europa, certo non proprio europeista al cento per cento”. La cosa paradossale è la competizione tra due candidati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Cottarelli, dopo aver spalleggiato il Presidente Mattarella in questo gioco bizantino, si fa da parte, dobbiamo ammettere in modo garbato, è Giuseppe Conte, di nuovo chi guiderà il governo della nazione. Questa è la volta buona, Di Maio chiede scusa a Mattarella, Salvini ricuce i rapporti con i penta stellati, si va avanti. Venerdì primo giugno 2018 alle ore 18,00 presso il Quirinale, nasce il “governo del cambiamento”, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, giurano in diciannove, il presidente del consiglio e diciotto ministri:
Prof. Giuseppe Conte                        Presidente del Consiglio dei Ministri;
On.  Luigi Di Maio                             V. pres. del Consiglio e ministro dello                                                                Sviluppo economico, Lavoro e politiche sociali;
On. Matteo Salvini                           V. pres. del Consiglio e ministro dell’Interno;
On. Giancarlo Giorgetti                    Sottosegretario alla presidenza del Consiglio;
Prof. Giovanni Tria                          Economia;
Prof. Enzo Moavero Milanesi             Esteri;
On. Alfonso Bonafede                     Giustizia;
prof. Paolo Savona                        Politiche comunitarie;
On. Riccardo Fraccaro                   Rapporti con il Parlamento;
On. Giulia Bongiorno                     Pubblica amministrazione;
On. Erika Stefanini                        Affari regionali;
On. Barbara Lezzi                         Ministro per il Sud;
On. Lorenzo Fontana                     Famiglia e disabili;
On. Elisabetta Trenta                    Difesa;
On. Gian Marco Centinaio              Politiche agricole;
On. Danilo Toninelli                      Infrastrutture:
On. Marco Busetti                        Istruzione;
On. Alberto Bonisoli                     Beni culturali;
Com. Sergio Costa                      Ambiente.
In tutto i ministri sono diciotto: nove quelli dei Cinquestelle, sei delle Lega, tre i tecnici. Cinque le donne. Personalmente alla presentazione della lista dei ministri sono rimasto sodisfatto dall’eccellenza di alcuni nomi quali il comandante Sergio Costa che in Campania ha guidato le inchieste sulla nostra “Terra dei fuochi”, immagino cosa sarà in grado di fare per eliminare definitivamente questa piaga di corruzione tra camorra, politica e imprenditoria. Il Prof. Giovanni Tria preside della facoltà di Torvergata all’economia; Enzo Moavero Milanese agli Esteri; lo stesso Paolo Savona ai rapporti con l’Europa, in pratica metterà il sigillo a nuovi rapporti con l’U.E.; Giulia Bongiorno, uno dei migliori avvocati italiani alla Pubblica amministrazione. Gli altri di natura politica ma aspettiamo i risultati prima di dare giudizi. Ho postato in face book alcuni post d’incoraggiamento, di auguri, di speranza, nel rispetto di diciassette milioni di elettori che sperano che le cose cambino, che si possa avere un reddito in attesa di lavoro; una sicurezza che metta in galera i delinquenti e non siano scarcerati un giorno dopo la rapina di nuovo per strada; che accolga i profughi dalle guerre non gli avventurieri da ogni parte del mondo; che si vada in pensione calcolando i cento anni tra età e contributi, non come vuole la Fornero che si muoia sui posti di lavoro; si abolisca la più becera legge sul lavoro lo “Jobs act” che ha reso schiavi i nostri ragazzi e cacciato dal mondo del lavoro gli over cinquanta. Sono diventato di punto in bianco “ xenofobo, traditore, razzista, qualunquista, opportunista, voltagabbana, reazionario, controrivoluzionario”, ma più di tutto la peggiore etichetta che si possa appioppare a un cittadino italiano nei giorni nostri: “Fascista”. Chi sono coloro che si dimenano a etichettare in ogni modo tutti quelli che esprimono opinioni a favore, a sostegno, di simpatia verso il governo giallo-verde? Gli onesti, gli immacolati, i candidi, i puri, gli angeli della sinistra italiana. Con un linguaggio spesso da osteria, questi galantuomini e gentildonne, hanno mosso il sedere dal salito comodo della politica radical chic italiana per apostrofare di ogni volgarità “i traditori”, io tra loro. Eppure una domanda sorgerebbe spontanea: dove eravate quando la sinistra tradiva il suo elettorato umiliandolo con lo Jobs Act?  Potremmo parlare all’infinito di questo rapporto perverso tra dirigenti della sinistra ed elettori i quali sono intelligenti se votano a sinistra, diventano dei mentecatti se scelgono destra o M5s. Alla depenalizzazione di reati minori, fortemente voluta da quella cultura cattocomunista imparante in Italia tra politici e magistrati, credete che i cittadini abbiano detto “bravi compagni o amici?” Quando è stato scoperto il rapporto politico-affaristico di Mafia capitale, Buzzi e Carminati, dovrebbero ricordare qualcosa, pensate che i cittadini abbiano plaudito al coinvolgimento di uomini di sinistra? Soprattutto quando i terremotati dell’Abruzzo e dell’Umbria sono stati cacciati via dagli alberghi della riviera adriatica per far posto ai migranti e si sono contrapposti i diritti di asilo a l diritto a un alloggio da parte d’italiani, per ritardi nella ricostruzione. Quando la sinistra ha assistito ai blocchi stradali per non consentire l’accesso di migranti nei comuni di mille anime guidati da sindaci di sinistra, si sono posti quesiti? Basta guardare cosa sta accadendo a Napoli, zona Vasto, per comprendere che l’integrazione in molte parti del paese significa l’arruolamento da parte della delinquenza organizzata di nuova manovalanza per le piazze di spaccio, la sinistra cosa ha fatto, ha pensato a gestire centri di accoglienza attraverso i progetti Sprar, in pratica alloggi cittadini da destinare a migranti a prezzo davvero vantaggiosi, per i proprietari? Se si pongono quesiti di questo genere, si diventa razzisti, eppure ci deve essere un motivo perché la civilissima Francia, insieme a Gran Bretagna e Spagna, ha chiuso le frontiere. In mezza Europa dell’Est si sono alzati muri di filo spinato, un motivo ci sarà e perché solo l’Italia deve subire l’ondata migratoria? Allora cari compagni, mi rivolgo in particolare ai comunisti e gli ex socialisti, oggi convertiti all’oltranzismo politico. Abbiate l’umiltà di:
  1. Rispettare il voto di diciassette milioni di elettori che hanno premiato Lega e M5s;
  2. Ripensare a tutti gli anni in cui si poteva essere vicini al disagio e invece si è pensato alle barche da quindici metri e le amicizie con uomini potenti:
  3. Pentirsi di non aver perseguito politiche di rapporto dignitoso con la magistratura, non di subalternità:
  4. Ricordare, come un Karma, ogni mattina, appena svegli, che obbligo di un politico di sinistra non è “parlare” dei problemi di chi sta indietro, ma di “risolvere” quei problemi, in particolare quando a parlare dei problemi dei poveri, sono stati uomini ricchissimi che nemmeno immagina cosa significhi vivere, anzi sopravvivere con cinquecento euro al mese:
  5. Comprendere il voto di protesta delle periferie, perché è lì che si destinano gli immigrati, sarebbe opportuno provare l’integrazione nelle zone “in” delle città, così i ricchi compagni potrebbero vivere direttamente il problema e di sicuro anche l’elemosina non sarebbe un problema visto il tenore di vita;
  6. Soprattutto, basta offendere gli elettori con frasi sprezzanti per aver scelto i partiti populisti, dietro questo voto di protesta e di speranza c’è il monito a una classe politica di superbi intellettuali che senza aver mai lavorato un giorno, come altri, né più né meno, hanno la presunzione di giudicare e offendere ripristinando quella “doppia morale” che il Pci impose negli anni 80’ per contrapporsi ai ladri socialisti. Basta, è davvero stantia questa idea malsana, alla luce soprattutto di quello che è accaduto negli ultimi vent’anni in politica in Italia;
  7. Soprattutto basta con questa sciocchezza di sollevare l’antifascismo in ogni occasione, quando le ruote del consenso sono sgonfie, nessuno vi crede più e i padri della nostra repubblica, i veri partigiani, vi prenderebbero a calci evocando “uomini” veri che per la politica e gli ideali hanno sacrificato la vita;
  8. Infine, mettete da parte le griffe e recatevi di nuovo nelle periferie, nei circoli, nelle associazioni, tra i disoccupati, i cassintegrati, gli esodati, i docenti precari, le madri e i padri separati, nuovi poveri di questa società. Basta pensare che le parole di solidarietà tra un drink al lounge bar o una cena gourmet possa suggestionare gli elettori poveri;
  9. Umiltà nell’ascoltare, sobrietà di giudizio, serietà nelle proposte, tutte a favore delle classi disagiate;
  10. Finitela con lo strabismo, la destra che guarda ai poveri anche in senso populista è vincente, la sinistra che guarda ai ricchi credendo alla loro buona fede tradisce le proprie origini e non otterrà mai pienamente sostegno dai poteri economici.
Non sono i dieci comandamenti, tra pozzi di scienza come i miei compagni della sinistra sarei davvero inopportuno e l’ultimo a proporre ricette. Sono mie personali considerazioni rispetto a una sconfitta elettorale che può ancora essere recuperata, prima che si trasformi in disfatta politica. Basta ritrovare il gusto e la passione dei valori che hanno reso grande il Partito dei Lavoratori, in seguito socialista, da Livorno alla nascita del Partito Democratico. L’essere etichettato “fascista” è un dazio già pagato da tanti socialisti, Craxi su tutti, non mi offendo, perché è il pressapochismo comunista italiano a generare quest’omologazione non le scelte che compio o le idee che esprimo. Dispiace vedere questa nazione ritornata alle beghe medievali e le piazze politiche trasformate in scontri più o meno violenti com’era nella Firenze a metà del tredicesimo secolo con la lotta tra guelfi e ghibellini. In Italia abbiamo bisogno di riportare la ricchezza dai ricchi alla classe media, rilanciando “Lavoro” e “investimenti”, in pratica quello che era il rapporto tra classi sociali dal dopoguerra al 2010. La globalizzazione non ha migliorato le condizioni dei paesi poveri ma ha peggiorato quella dei paesi ricchi, non è l’idea di mondo che mi piace, spero sia lo stesso per le menti sane della sinistra e ne sono tante. Basta ostracismo, auguriamoci per il bene dell’Italia lavori bene il Governo Conte, la critica va bene ma non trasformiamola nella solita ressa, ritroviamo la sobrietà e il gusto dei veri uomini e donne di sinistra.

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